Sempre più mi accorgo di analogie tra le varie cose di cui mi occupo. Il packaging di un prodotto è per me un elemento molto importante del marketing mix: spesso il "vestito" del prodotto è l'unico modo che chi l'ha inventato o prodotto ha per parlare con chi lo compra e lo usa. La presenza di un intermediario (commesso, venditore, negoziante, didascalia di ecommerce..) di questi tempi può anche non esserci, non ci si può far conto più di tanto per spiegare caratteristiche, elementi tecnici, valore.
Quasi per caso ho comprato questa ricotta in un ipermercato; l'ho notata perchè nel banco delle offerte speciali e perchè costava meno di un euro. Solitamente quando compro questo tipo di prodotto scelgo il brand perchè in passato non sono stata molto soddisfatta dall'unbranded, ma stavolta mi sono fidata (è Natale, siamo tutti più buoni). Quasi non avevo notato che la ricotta è bio: il colore del packaging, il lettering, il "look and feel" non ispiravano molto "biologico". La confezione è di plastica, il logo (azienda altoatesina) banale, i colori standard. A dire il vero mi aspettavo la "sola", ma alla peggio, mi son detta, ho buttato via un euro.
Invece, sorpresa, ricotta buonissima. Cremosa, saporita, meglio del brand. Potrebbe anche reggere un premium price (ben più di un euro, e più del brand). Ma il packaging (un po' cheap) non le rende giustizia.
E questo mi porta all'analogia con la vetrina. Occupandomi spesso di retail, in questo periodo studio e faccio molta attenzione alle vetrine dei negozi.
La vetrina ha tre funzioni:
- dare informazioni sul tipo di prodotto venduto (es scarpe)
- comunicare il livello dell'offerta (primo prezzo, livello medio, alto di gamma)
- trasmettere l'essenza del brand (es. Calvin Klein: minimalismo, Desigual: colore, estro, fantasia)
Il packaging dovrebbe fare la stessa cosa.
- in questa scatoletta troverete della ricotta
- qual è il livello della ricotta (primo prezzo, media, ottima qualità)
- le qualità specifiche (biologica, cremosa, spalmabile, adatta ai dolci, ecc.)
Ma spesso trovo che le aziende non dedichino la dovuta attenzione al packaging o comunque alla presentazione del prodotto. Non lo vedono come un elemento cruciale di comunicazione ma come una componente di costo, o comunque di importanza secondaria.
Invece il modo in cui il prodotto è presentato è spesso ciò che convince a fare l'atto di fede di provarlo, esattamente come la vetrina induce ad entrare nel negozio.
Addirittura si fanno esperimenti con il packaging dei servizi. Una banca americana ha provato ad inviare a tutti i nuovi sottoscrittori di un certo tipo di conto corrente una bella scatola, recapitata tramite corriere, contenente le condizioni del conto e le istruzioni per operare. Risultato, cliente più gratificato e istruzioni lette con maggior attenzione, con meno chiamate al call center e riduzione di costi.
Anche questa è customer experience.
Anno nuovo, buoni propositi: ripensate (o pensate) al packaging. Ne ho sperimentato l'importanza, ed è una delle mie passioni (leggo regolarmente TheDieLine, massima autorità in tema).
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